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  • Immagine del redattoreFrancesco Perantoni

La storia del Chiaretto di Bardolino DOC


La tradizione vuole che la “nascita” del Chiaretto sia da imputare al senatore, avvocato e scrittore veneziano Pompeo Molmenti – che verso la fine del 1800 soggiornava spesso sul lago di Garda – che sembra avesse appreso in Francia la tecnica della vinificazione “in bianco” delle uve rosse. Zeffiro Bocci nel 1970 scriveva che “nelle zone viticole veronesi adiacenti al Benaco, si è sempre prodotto un Chiaretto del Garda ben definito”. Nel 1937 viene istituito il “Consorzio di difesa per la tutela dei vini pregiati veronesi”, indicando fra le tipologie tutelate il Bardolino, mentre per l’istituzione ufficiale della Doc si deve attendere il 28 maggio 1968; l’anno successivo viene istituito il Consorzio di tutela del vino Bardolino.

Fino ad oggi il Chiaretto riportava in etichetta la dicitura Bardolino Chiaretto Doc ma con l’approvazione del nuovo disciplinare di produzione, appena entrato in vigore, il vino si chiamerà Chiaretto di Bardolino e avrà diritto ad una Denominazione tutta sua, distinta dalla Doc del Bardolino. Oggi con i suoi circa 10 milioni di bottiglie prodotte ogni anno il Chiaretto di Bardolino è il più importante vino rosa italiano.



L’area di produzione comprende, in tutto o in parte, il territorio di 16 comuni della riviera veneta del lago di Garda e del suo entroterra: Bardolino ovviamente, e poi Affi, Bussolengo, Caprino, Castelnuovo, Cavaion Veronese, Costermano, Garda, Lazise, Pastrengo, Peschiera, Rivoli Veronese, Sommacampagna, Sona, Torri del Benaco e Valeggio.


Come riporta il disciplinare di produzione “il Bardolino è prodotto delle colline moreniche della sponda orientale del lago di Garda, che hanno avuto origine dai ghiacciai che modellarono il territorio, lasciando evidente traccia di sé in una serie di rilievi collinari concentrici affacciati verso il Garda, dotati di suoli estremamente variabili, tendenzialmente ghiaiosi e profondi”.


I suoli di quest’area del Garda, formatisi dopo 4 diverse glaciazioni che hanno trasportato nella zona numerosi detriti dalle Alpi, sono infatti ricchissimi di sali minerali. Il finale di bocca del Chiaretto è in genere leggermente tannico, e questo rende il vino ancora più adatto alla tavola, aumentando le sue già grandi potenzialità di abbinamento con il cibo.


Infine è stato dimostrato, da recenti e ripetute degustazioni, che il Chiaretto di Bardolino ha la propensione ad invecchiare piuttosto bene nei 4-5 anni successivi alla vendemmia: aumenta la sua complessità olfattiva, che si arricchisce di sottili ed eleganti venature speziate, e rimane intatta il suo solido nerbo acido-sapido.


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